Il testo consentirebbe ai Tribunali di intervenire sulla gestione dei protocolli terapeutici

La commissione Bilancio del Senato ha approvato l'ordine del giorno in tema di cure compassionevoli redatto da Anna Bonfrisco, esponente del Pdl. L'atto era stato inizialmente depositato come emendamento al decreto-legge “Fare” e prevedeva che le strutture sanitarie pubbliche potessero sottoporre a trattamenti compassionevoli a base di cellule staminali singoli pazienti, in casi di urgenza. Un'ipotesi responsabile di dure prese di posizione da parte di esperti e comunità scientifica, su tutte quella della associazione “Luca Coscioni” e quelle della deputata socialista Pia Locatelli.

“Ringrazio la relatrice Bernini ed il Governo per l'invito alla trasformazione in ordine del giorno dell'emendamento sulle cure compassionevoli. Continua in questo modo la battaglia politica per il riconoscimento del diritto alla cura per quei pazienti che non hanno tempo di aspettare la sperimentazione. Dobbiamo dare risposte urgenti a persone che perdono la vita anche a causa di cavilli burocratici”, questo il contenuto di una nota ufficiale diffusa dalla senatrice azzurra a margine dei lavori di Palazzo Madama.

Tralasciando l'analisi sugli effetti dell'ordine del giorno sull'ordinamento vigente, si rischia ora di ingenerare false aspettative nei pazienti e nei loro parenti. L'atto approvato dal Senato – si segnala la forte contrarietà del Movimento 5 stelle – permetterebbe un rinnovato protagonismo delle Regioni e dell'autorità giudiziaria. Il testo prevede infatti che siano i tribunali a stabilire quando una terapia a base di cellule possa essere considerata urgente e quando si possa consentire al personale medico di somministrare protocolli non ancora riconosciuti dal Sistema sanitario nazionale. Sotto la responsabilità del medico prescrittore, in presenza di una grave patologia a rapida progressione, in caso di pericolo di vita ed in mancanza di valide alternative si potrà dare attuazione a quanto contenuto nei decreti emessi dal giudice in sede di volontaria giurisdizione. Una soluzione in grado di far riemergere tutte le problematiche che hanno caratterizzato il periodo precedente la conversione del decreto “Balduzzi”, atto governativo in cui furono inserite le linee guida per la sperimentazione del “metodo Stamina”. Delegare il giudizio scientifico ai tribunali rischia di produrre una serie di pronunce contraddittorie e contrastanti; atti che finiranno per essere motivati da consulenze e perizie viziate dai vari umori presenti nella comunità scientifica. Una discriminazione “geografica” umiliante per i malati ed i loro affetti. Il Governo avrà ora il dovere di declinare la scelta del Senato senza mettere in pericolo una sperimentazione unanimemente riconosciuta valida ed efficacie.

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