Human Genome Meeting (HGM) 2024

Un evento di proporzioni internazionali ritornato nella capitale italiana. Enorme la soddisfazione del prof. Giuseppe Novelli, Presidente del Comitato Scientifico HGM 2024

Camminano fianco a fianco tra i colleghi giunti da oltre venti Paesi del mondo a Roma per seguire i lavori dello Human Genoma Meeting (HGM)Giuseppe Novelli e Juergen Reichardt sono accademici di fama internazionale e amici di vecchia data le cui carriere si sono incrociate per la prima volta quasi quarant’anni fa e che, con l’instaurarsi di un solido legame professionale e umano, sono stati in grado di organizzare nella capitale romana un evento scientifico di eccellenza, portando nelle aule dell’Università Sapienza di Roma illustri genetisti, medici e scienziati impegnati nella ricerca nei principali settori della genetica.

Lo Human Genoma Meeting 2024 ha ufficialmente aperto i lavori lunedì 8 aprile con il saluto del professor Novelli che, conscio delle attuali difficoltà legate al ridotto numero di genetisti impiegati presso le università e gli ospedali sul territorio italiano, ha ricordato i maggiori traguardi tagliati e le tante sfide ancora aperte: su tutte quella della medicina di precisione, al centro anche del successivo intervento di Mike Snyder, professore di genetica all’Università di Stanford, dove sono state perfezionate molte analisi combinate di DNA, RNA proteine e metaboliti per la valutazione dei rischi di malattia. La medicina di precisione, infatti, tiene in considerazione le differenze nei geni, negli ambienti e negli stili di vita delle persone, formulando strategie di trattamento e prevenzione basate su diverse condizioni di fondo e sulle peculiarità individuali dei malati. Un concetto ripreso anche dall’intervento della dottoressa Francesca Forzano, del National Health Service del Regno Unito, che ha spiegato come al triangolazione di questi fattori - ambiente, geni, stile di vita - sia indispensabile per la costruzione di punteggi di rischio (Poligenic Risk Score, PRS) integranti migliaia di varianti e di estrema utilità per individuare sottogruppi di persone a rischio basso a cui è rivolto l’utilizzo delle cosiddette terapie mirate; identificando le mutazioni nei pazienti che ancora non hanno ricevuto una diagnosi e determinando i fattori di rischio genetici la medicina di precisione consente di migliorare il percorso terapeutico, riducendo gli effetti collaterali e garantendo una ottimale assistenza ai malati.

La medicina di precisione, però, non riguarda solo gli specialisti ma anche i medici di medicina generale, i quali devono essere attivamente coinvolti nei percorsi di messa a terra di tale approccio. Della necessità di adottare una prospettiva multidisciplinare si è detto convinto anche il Ministro della Salute, Orazio Schillaci, che ha partecipato alla cerimonia di apertura dello HGM. “La ricerca genomica, orientata alla pratica clinica e alla salute pubblica, nei prossimi anni dovrà essere sempre più integrata con la comprensione di quanto pesino anche fattori non genetici, come gli stili di vita, la dieta, le condizioni socioeconomiche che - seppure in modo inaccettabile - influiscono persino sull’aspettativa di vita, insieme ad altri elementi come l’accessibilità complessiva all’assistenza sanitaria e lo stato delle relazioni interpersonali”, ha affermato il Ministro. “Sono convinto che sia determinante, per il futuro, promuovere un’attenzione sempre maggiore al tema dell’applicazione pratica delle scienze omiche a servizio della clinica nel Servizio Sanitario Nazionale. Ed è chiaro che dobbiamo puntare a migliorare la governance delle attività di genomica e implementare un’organizzazione in rete”. Puntare sulle Reti è una necessità chiaramente avvertita e, fra i vari investimenti sostenuti dal Ministero della Salute, sono stati citati i progetti delle reti tematiche portati avanti dagli istituti virtuali di patologia della Rete italiana degli IRCCS, per prevenire le malattie, personalizzare le cure, migliorare la qualità di vita dei pazienti: su tutti l’intervento per la creazione di un programma di medicina di precisione per la mappatura del genoma umano su scala nazionale, condotto nell’ambito del Piano di sviluppo e coesione salute, con cui sono stati sostenuti 13 progetti, per l’80% da realizzare nel Mezzogiorno d’Italia.

Infatti, il Progetto Genoma Umano si è rivelato una tappa cruciale nella storia della genetica, favorendo lo sviluppo di terapie avanzate come la terapia genica e l’editing del genoma, perno degli interventi dei professori Alessandro Aiuti e Luigi Naldini, rispettivamente vice-Direttore e Direttore della Fondazione Telethon di Milano. Le terapie geniche sono rivolte alla cura di alcuni tipi di cancro - si vedano le CAR-T - oppure certe infezioni virali o, ancora, malattie ereditarie come l’ADA-SCID (per cui è disponibile Strimvelis, il farmaco avanzato nato dalla ricerca della Fondazione Telethon). Aiuti e Naldini hanno raccontato gli attuali approcci di terapia genica ex vivo basati sulla raccolta di cellule dei pazienti che possono essere corrette e reinfuse per contrastare malattie tra cui le immunodeficienze primarie.  E che presto potrebbero essere impiegate anche contro alcune forme di sordità, una patologia che riguarda milioni di persone nel mondo. La terapia genica non è un punto d’arrivo bensì di partenza, come dimostra l’esperienza del COVID - argomento che non poteva mancare allo HGM - per cui sono stati in sviluppati nuovi vaccini la cui tecnologia potrebbe rientrare anche nella messa a punto di futuri protocolli di terapia genica.

Allo Human Genoma Meeting, dunque, la genetica è stata protagonista in tutti i suoi riflessi, da quelli sulle malattie infettive fino alle malattie rare, con le tecnologie per il sequenziamento di ultima generazione (NGS), grazie a cui è possibile trovare soluzioni per patologie rare non diagnosticate. Senza trascurare la genomica del cancro, rappresentata dallo studio della totalità della sequenza del DNA e delle differenze di espressione genetica tra le cellule tumorali e le cellule ospiti normali; è una branca di indagini da cui ci si aspetta di comprendere le basi genetiche della proliferazione delle cellule tumorali e l’evoluzione del genoma del cancro sotto mutazione e selezione da parte dell’ambiente corporeo, del sistema immunitario e degli interventi terapeutici. A questo proposito è stato interessante l'intervento della dottoressa Serena Nic-Zainai, dell’Università di Cambridge, che si è soffermata sugli algoritmi computazionali per analizzare e interpretare il cancro a partire da mutazioni specifiche.

Per concludere, un capitolo dalle ampie prospettive è stato quello del pangenoma umano, vale da dire uno studio che combina genomi assemblati di 47 persone di diverse origini in tutto il mondo. Nel simposio che ha sancito la fine della tre giorni romana di eventi e simposi dedicata alla genetica il professor Charles Lee, del Jackson Laboratory for Genomic Medicine di Farmington, ha illustrato ai presenti i risultati di uno studio clinico sul sequenziamento del cromosoma Y, la cui origine è comune al cromosoma X ma che, nel corso dell’evoluzione, ha subito una sostanziale perdita di materiale genetico, lasciando intravedere un futuro scenario in cui la sua stessa scomparsa potrebbe di fatto cambiare il volto della specie umana. E dopo aver delineato un futuro ipotetico, il professor Alfredo Coppa, dell’Università Sapienza di Roma, ha spiegato i risultati di un’analisi di campioni di DNA umano provenienti da 29 siti archeologici da cui è emersa l’ampia varietà genetica nella popolazione di Roma al momento della sua fondazione - ma anche nei millenni precedenti - confermando il ruolo della capitale, crocevia di migrazioni e viaggi da ogni angolo del mondo. Seguendo l’esempio di Evelyne Heyer, antropologa che nel libro “L’Odissea dei geni” ha ricostruito la storia delle popolazioni mondiali dalla diversificazione dei primi gruppi usciti dall’Africa fino agli scenari più moderni, Coppa ha descritto le origini genetiche, i flussi migratori (di uomini e geni) e i cambiamenti che influenzarono l’antica Roma e gli abitanti delle aree vicine negli ultimi 12mila anni.

Nella sua globalità il valore aggiunto di ognuno di questi studi è legato alla possibilità di conoscere e comprendere meglio la diversità genetica umana, arrivando a porre le basi per sviluppare sempre nuove e più efficaci soluzioni che aiutino a tenere alta la qualità di vita.

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