In occasione della sessione organizzata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità il 4 giugno per promuovere una "revisione della cannabis", l'Associazione Luca Coscioni ha preparato un documento che inquadra lo studio critico della pianta medica nel quadro normativo internazionale del cosiddetto "diritto alla scienza". "Il meccanismo di revisione del Comitato sulle droghe e le dipendenze degli esperti dell'OMS - ha detto Marco Perduca che rappresenterà l'Associazione a Ginevra - è un esempio di applicazione del 'diritto alla scienza' che - non smetteremo mai di ripeterlo - è un diritto umano fondamentale che dovrebbe essere protetto e promosso insieme al diritto di godere dei benefici del progresso scientifico e sue relative applicazioni".

Dal 1961 la cannabis e i suoi derivati sono contenuti nelle tabelle 1 e 4 della Convenzione unica sulle sostanze psicotrope "senza alcuna prova scientifica relativa a pericolosità o tossicità", ha detto Perduca. "Per oltre mezzo secolo, in modo del tutto arbitrario si sono poste fortissime limitazioni all’accesso ai benefici della scienza, impedendo a scienziati di contribuire a studi nazionali e internazionali e bloccando la creazione di un ambiente favorevole per promuovere la conservazione, lo sviluppo e la diffusione della scienza e della tecnologia e loro applicazioni per la salute personale. E se il mondo ricco può usare terapie a base di cannabis - ha concluso Perduca - non si capisce perché i Paesi vittime del proibizionismo Occidentale non possano coltivare la cannabis, spesso pianta tradizionale, e aiutare i propri cittadini proprio come quelli dei Paesi che, dal dopoguerra a oggi, hanno imposto leggi draconiane contro produzione e uso terapeutico della pianta medica".

A febbraio, 2018 l'Associazione Luca Coscioni ha pubblicato il volume "La Cannabis fa bene alla Politica", curato da Viola Tofani e Barbara Bonivicini, che riassume la situazione politico-normativa regionale e nazionale e presenta i più recenti sviluppi legislativi in giro per il mondo sulla pianta. Il libro ha una pre e postfazione di Marco Perduca ed è acquistabile con il Bonus Cultura e con il Bonus Carta del Docente.

Negli ultimi 20 anni sono decine gli stati e i territori - prevalentemente nel mondo ricco, a partire dalla California - che hanno legalizzato la prescrivibilità dei cannabinoidi terapeutici. Nel documento dell'Associazione Luca Coscioni, sottoscritto anche dalla DRCNet Foundations, Forum Droghe e la Società della Ragione, si aggiornano anche le Nazioni Unite degli sviluppi italiani. Lo statement ricorda come l’Italia abbia "legalizzato l’uso di cannabinoidi per finalità mediche nel 2007; nel 2014, un memorandum d’intesa tra i Ministeri della Difesa, Salute e Agricoltura ha lanciato un progetto pilota per la produzione di infiorescenze presso lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare sito a Firenze, conclusosi con successo nel 2016. Da allora sono stati prodotti circa 300 kg di FM2 [titolato al 5-8% in THC (Delta-9-tetraidrocannabinolo o dronabinolo) e 7-12% in CBD (cannabidiolo) varietà] per anno; a dicembre 2017 il Parlamento ha stanziato 1.6 milioni di euro per estendere la produzione nazionale fino a 500kg, prevedendo un secondo prodotto denominato FM19. Dal 2012, 12 amministrazioni regionali hanno introdotto leggi speciali per il rimborso di cannabinoidi come già avviene per moltissimi altri tipi di medicine. L’Italia inoltre importa prodotti a base di cannabis, in particolare dai Paesi Bassi e dal Regno Unito.

L’Associazione Luca Coscioni è contattata quotidianamente da persone che incontrano difficoltà nel reperire i farmaci prescritti dai propri medici. Mentre a dicembre del 2016 l’Italia ha legalizzato nuovamente la canapa industriale, il 22 maggio 2018 il Ministero dell’Agricoltura ha approvato l’uso di prodotti contenenti fino a 0.2% di THC per cannabis sativa, specificando che se il prodotto finale contenesse fino allo 0.6% ne sarebbe ugualmente consentito il commercio. Le prime stime prodotte dall’industria parlano di un giro d’affari di 45 milioni per il 2017.

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