L’accusa è quella di aver proseguito all’estero, in particolare in Georgia, le cure basate sul metodo Stamina, da tempo giudicate completamente inefficaci dalle autorità italiane

Davide Vannoni, il 'padre fondatore del metodo Stamina', è di nuovo in stato di fermo. I carabinieri del NAS di Torino, infatti, si sono presentati ieri presso la sua villa di Moncalieri con un ordine di arresto basato sull’accusa di aver proseguito all’estero, principalmente in Georgia, le cure 'Stamina' che in Italia sono state da tempo dichiarate assolutamente inefficaci e prive di qualsiasi fondamento scientifico, costando al loro creatore una precedente condanna e il divieto assoluto di proseguirne la pratica. Vannoni è oggi accusato di associazione per delinquere aggravata dalla transnazionalità, di truffa aggravata e di somministrazione di farmaci non conformi.

Il fermo è scattato dopo numerose intercettazioni telefoniche da cui sembrano emergere i tentativi, da parte di Vannoni, di individuare nuove località estere, come, ad esempio, Ucraina, Bielorussia e Santo Domingo, in cui riprendere l'attività dopo che le autorità regolatorie della Georgia, nel dicembre 2016, avevano imposto il blocco delle sue discusse procedure terapeutiche. In base a ciò, gli inquirenti hanno deciso di procedere con il fermo, mossi soprattutto dal sospetto che Vannoni stesse per lasciare l’Italia.

Vannoni è ora accusato di aver persino adescato, attraverso i social network, numerosi cittadini italiani affetti da gravi patologie neurodegenerative, convincendoli a farsi curare da lui in Georgia, in una clinica privata di Tbilisi. Sarebbero alcune decine i pazienti che da tutta Italia si sono recati all’estero, a proprie spese, per sottoporsi alle sue infusioni di staminali, del costo di circa 30mila euro ciascuna. Pazienti che non sono mai guariti e che, secondo la magistratura, Vannoni avrebbe ingannato per denaro, mettendone in pericolo la salute con un metodo terapeutico che non ha, di fatto, alcun tipo di fondamento scientifico.

Già nei mesi scorsi si era diffusa la notizia che gli ex pazienti di Vannoni stavano proseguendo la cura ‘proibita’ in Georgia, a Tbilisi, notizia confermata da un malato torinese di SLA e dalla rivista Nature. Davide Vannoni, nel frattempo, respinge ogni accusa.

Il cosiddetto metodo Stamina si baserebbe sull’infusione di cellule staminali e dovrebbe servire a curare diverse malattie neurodegenerative. Tuttavia, Vannoni - che non è laureato in medicina, bensì in scienze della comunicazione - si è sempre rifiutato di svelare i contenuti della sua tecnica alla comunità scientifica (clicca qui per approfondimenti).

La vicenda è cominciata nel 2010, quando la Procura della Repubblica di Torino ha aperto un'inchiesta sulle attività della Stamina Foundation Onlus, associazione torinese fondata nel 2009 da Vannoni "per sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa". Nel 2011, agli Spedali Civili di Brescia furono avviate cure staminali ‘ad uso compassionevole’, basate sul protocollo della Stamina Foundation, su dodici bambini affetti da gravissime patologie neurodegenerative, ma nella primavera del 2012 l’AIFA predispose il blocco delle somministrazioni. Fu disposta un'indagine amministrativa e un'ispezione da parte di addetti del Ministero della Salute e dell'AIFA, in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti. Il procedimento portò al blocco dei trattamenti, motivato dal fatto che la possibile efficacia del metodo di cura seguito non era mai stata scientificamente documentata e che le procedure per la preparazione delle staminali non rispettavano gli standard di sicurezza. Da allora la battaglia si è spostata nei tribunali.

Nel 2013, il Ministero della Salute definì Stamina una cura priva di ogni base scientifica (clicca qui per approfondimenti) ma Vannoni, attraverso un ricorso al Tar, riuscì a strappare il permesso di praticare le infusioni sui suoi pazienti all’ospedale di Brescia. Qui i medici si rifiutarono di ottemperare all’ordinanza. Nel 2014, il fondatore del metodo Stamina venne rinviato a giudizio per associazione a delinquere e truffa, e nel marzo 2015 patteggiò 22 mesi di carcere, sospesi con la condizionale. Il patteggiamento fu avallato dalla procura di Torino sulla base dell'impegno, da parte di Vannoni, a non proseguire con il metodo Stamina, impegno che, a quanto pare, egli non avrebbe poi rispettato. Ora, in caso di nuova condanna, la precedente sospensione della pena potrebbe essergli revocata.

Per saperne di più sulla vicenda clicca qui.

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