Il codice di esenzione della sclerosi sistemica è RM0120 ("Sclerosi sistemica progressiva").

E’ stata ufficialmente approvata dall'Azienda Ospedaliera Universitaria di Siena l'istituzione di un percorso assistenziale multidisciplinare denominato ‘Scleroderma Unit’. La Scleroderma Unit, che sarà coordinata dal prof. Nicola Giordano, reumatologo e professore associato di medicina interna all’Università di Siena, nasce allo scopo di garantire la migliore assistenza ai pazienti affetti da Sclerosi Sistemica (o sclerodermia) e per rendere il più agevole possibile l'iter diagnostico-terapeutico.

Gli studi dei reumatologi dell’Università Cattolica di Roma aiutano a personalizzare le cure per massimizzarne sempre di più l’efficacia. Oggi 25 marzo Giornata Nazionale per la Lotta alla Malattia, incentrata sugli aspetti nutrizionali della patologia.

Roma – Il decorso della sclerodermia, invalidante malattia autoimmune, si può rallentare agendo per tempo con terapie mirate in modo selettivo contro le cellule immunitarie 'cattive' che danneggiano pelle, polmoni e cuore dei pazienti, ovvero i globuli bianchi CD20. La scoperta dei ricercatori della Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma è il risultato di due studi, entrambi pubblicati sulla rivista Seminars in Arthritis and Rheumatism dall’équipe del professor Gianfranco Ferraccioli, Ordinario di Reumatologia presso l’Ateneo del Sacro Cuore.

Rituximab - farmaco solitamente impiegato nel trattamento di alcune malattie autoimmuni, del Linfoma non Hodgkin e nelle leucemie delle cellule B - ridurrebbe la progressione dell’ispessimento cutaneo e della fibrosi polmonare nei pazienti con sclerosi sistemica.

Una terapia aggiuntiva efficace per i pazienti con sclerosi sistemica cutanea diffusa attiva e che non rispondono al trattamento immunosoppressivo tradizionale, potrebbe essere il trattamento con immunoglobuline per via endovenosa (IVIG).

Sono stati pubblicati di recente su Journal of Rheumatology i risultati di uno studio monocentrico osservazionale secondo cui la terapia a base di immunoglobuline per via endovenosa (IVIG) potrebbe essere un trattamento aggiuntivo efficace per i pazienti affetti da sclerosi sistemica cutanea diffusa attiva e che non rispondono al trattamento immunosoppressivo tradizionale.

Il pirfenidone, farmaco oggi utilizzato con successo per il trattamento della fibrosi polmonare idiopatica, può essere utilizzato anche per il trattamento della sclerodermia localizzata. Il farmaco, in questo caso utilizzato in una formulazione in gel all’8%, è stato testato in un trial clinico di fase II. I risultati, pubblicati sulla rivista Arthritis research & therapy, indicano chiaramente che l’utilizzo del farmaco è sicuro ed efficace.
L’applicazione del farmaco per sei mesi (tre volte al giorno) ha dimostrato un miglioramento clinico, che è stato valutato utilizzando tre criteri: uno specifico indice di progressione di malattia (Localized Scleroderma Skin Severity Index - mLoSSI), l’utilizzo di un durometro e l’esame istologico.

Il rituximab potrebbe rivoluzionare la terapia della sclerosi sistemica: lo sostiene un gruppo di studiosi dei Dipartimenti di Reumatologia e Radiologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, in una ricerca pubblicata sulla rivista Seminars in Arthritis and Rheumatism.
Venti pazienti con sclerosi sistemica diffusa, con e senza malattia polmonare, sono stati trattati con rituximab. All’inizio del trattamento e durante il follow-up l’interessamento polmonare è stato valutato con tre test di funzionalità respiratoria: la capacità vitale forzata (FVC), il test di diffusione del monossido di carbonio (DLCO) e la tomografia computerizzata del polmone ad alta risoluzione (HRCT).

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