L’inibizione di una proteina arresterebbe la crescita del cancro ai nervi più frequente nei pazienti con neurofibromatosi di tipo 1. La scoperta di un team canadese potrebbe portare a farmaci
Potrebbe essere in una proteina espressa nelle cellule tumorali l’interruttore per spegnere il tumore maligno delle guaine nervose periferiche (MPNST, neurilemmoma o schwannoma maligno), un tipo di cancro molto raro che affligge i nervi. Finora le basi molecolari di questa malattia erano ancora sconosciute, ma grazie al lavoro di un gruppo di ricercatori dello UT Southwestern Medical Centre di Dallas si potrebbe rischiarare l’orizzonte su nuove terapie con farmaci a bersaglio molecolare.
L’idea ultima sarebbe quella si sviluppare inibitori che spengano BRD4, una particolare proteina che si lega al DNA per regolarne l’attivazione genetica. Nel modello di topo utilizzato nella sperimentazione, i ricercatori hanno svelato il suo ruolo chiave: quando è iperespressa la proteina promuove una serie di reazioni che consentono alle cellule cancerose di sopravvivere e alla malattia di progredire. I risultati, pubblicati sulla rivista Cell Reports , hanno confermato che bloccando questo meccanismo ‘a catena’ con l’inibizione di BRD4 il tumore non prolifera più. Nel topo l’inattivazione è avvenuta spegnendo direttamente il gene per questa proteina oppure somministrando un farmaco sperimentale chiamato JQ1.
Il MPNST è molto raro e rappresenta il 10% di tutti i sarcomi dei tessuti molli. Si osserva maggiormente come evoluzione cancerosa associata alla neurofibromatosi di tipo 1 (NF1), una malattia del sistema nervoso innescata da un disordine genetico (mutazioni nel gene NF1 che codifica la neurofibromina) con un caso su 3.500 nel mondo. Di questi solo un paziente su cinque manifesta il tumore maligno che, però, rappresenta la principale causa di morte associata alla malattia neurocutanea. Sebbene le basi genetiche siano ancora in parte sconosciute, è chiaro che la progressione in sarcoma sia determinata dalla presenza di altre mutazioni oltre a quelle nel gene NF1, in particolare a livello di recettori per le tirosin-chinasi o fattori di crescita. Il MPNST è un cancro particolarmente aggressivo, non arrestabile con chemioterapia e radioterapia, la cui efficacia è risultata finora piuttosto limitata. Il trattamento d’elezione è quindi rimuovere chirurgicamente il tumore, ma non sempre è possibile: crescendo attorno ai nervi, molti pazienti sono inoperabili. Chiarire il meccanismo che regola la patogenesi di questo tumore incurabile potrebbe, quindi, essere fondamentale per lo sviluppo di un percorso terapeutico alternativo. “Il trattamento con inibitori di BRD4 è in grado si sopprimere la crescita tumorale e spinge le cellule cancerose verso l’apoptosi, ovvero la morte cellulare programmata – spiegano i ricercatori - L’aspetto ancor più importante del nostro studio è che le basi molecolari svelate possono essere trasformate in un bersaglio per farmaci mirati in modo da impedire la progressione della malattia. Ora abbiamo anche chiaro il meccanismo d’azione per nuovi potenziali strategie terapeutiche capaci, quindi, di spezzare la rete cellulare che consente la sopravvivenza del tumore”. La classe di inibitori utilizzata nella ricerca è attualmente oggetto di studio in sperimentazioni di fase I e II anche per il trattamento di leucemia e di un sottotipo di cancro al polmone.
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