Valutato il rischio di riduzione della densità minerale ossea nei pazienti affetti dalla patologia

I pazienti affetti da fenilchetonuria (PKU) presentano, tra i diversi sintomi, anche una riduzione della densità minerale ossea (BMD). Un team composto da ricercatori statunitensi e dei Paesi Bassi ha realizzato uno studio di revisione e meta-analisi con l’obiettivo primario di determinare il significato e la portata di questo fenomeno nei pazienti curati per fenilchetonuria. I risultati dello studio sono stati pubblicati su Orphanet Journal of Rare Diseases.

Gli obiettivi secondari dello studio sono stati: valutare altri indicatori di stato della salute delle ossa (compresi i marcatori del turnover osseo) e definire aree future di ricerca.

La malattia

La Fenilchetonuria (PKU) è una malattia genetica causata da mutazioni a carico del gene che codifica per l’enzima fenilalanina idrossilasi (PAH). Tale carenza enzimatica comporta l’accumulo nel sangue dell’amminoacido essenziale fenilalanina (Phe), a causa del fatto che questo non può essere convertito in tirosina. Phe viene trasportato attraverso la barriera emato-encefalica e ad alte concentrazioni può causare ritardo mentale ed anomalie comportamentali e fisiche.

Lo screening neonatale per PKU è ormai consentito in tutto il mondo e permette di diagnosticare precocemente la malattia.

La terapia si basa su un intervento di tipo alimentare. E’ ormai appurato che attraverso il trattamento dietetico si ottengono risultati adeguati ma è anche importante tenere in considerazione alcune questioni secondarie nel trattamento long-life dei pazienti con PKU.

Infatti, una delle prime questioni ad essere stata sollevate da diversi studi scientifici, è che la PKU porta con sé delle complicanze, anche nei pazienti trattati precocemente e in maniera continua. Tra queste complicazioni c’è un carente stato di salute delle ossa.

La maggior parte degli studi condotti sul tessuto osseo di pazienti con PKU concorda sul fatto che l'osso è interessato dalla malattia; tuttavia ci sono lacune significative nella conoscenza sulle implicazioni di tali anomalie, sulle cause biologiche, sui fattori di rischio correlati alla bassa BMD e sull’identificazione di sottogruppi di pazienti maggiormente a rischio di frattura ossea.

Lo studio

I due gruppi di ricerca (Amsterdam, Paesi Bassi e Atlanta, USA) hanno eseguito ricerche bibliografiche su articoli riportanti dati relativi ai seguenti indicatori, associati a PKU: densità minerale ossea (BMD), osteopenia e osteoporosi, Bone turnover markers (BTM).
Gli articoli considerati nello studio sono stati oggetto di dibattito tra i due gruppi di ricercatori e sono stati valutati per  la loro qualità e per il rischio di bias (errore sistematico).
Sono stati analizzati 13 articoli e tra questi, 11 (per un totale di 360 pazienti) riportavano dati circa la presenza di condizione BMD nei pazienti. In 10 articoli su 11, la densità minerale ossea risultava significativamente più bassa nei pazienti con PKU.
I ricercatori hanno, inoltre, condotto studi di meta-analisi su: BMD totale, BMD della zona lombare della colonna vertebrale e del collo del femore.

I risultati ottenuti

I dati relativi a osteopenia e osteoporosi sono risultati essere molto eterogenei tra gli studi considerati e non allineati agli standard dell'Organizzazione Mondiale della Sanità e ai parametri adottati dalla Società Internazionale per la Densitometria Clinica.
Nonostante i risultati individuali degli studi indichino una correlazione esistente tra  bassi valori di BMD e un maggior rischio di sviluppare osteoporosi, i dati ottenuti dallo studio di revisione e meta-analisi suggeriscono che la riduzione della BMD non sia così clinicamente significativa.
I risultati degli studi di valutazione su BTM sono stati considerati inconcludenti.
La concentrazione di fenilalanina (amminoacido), vitamina D, ormone paratiroideo (PTH) e l'assunzione di nutrienti non sembrano correlati né al valore BMD né a quello BTM.

Conclusioni

I ricercatori hanno concluso che il valore BMD nei pazienti diagnosticati precocemente e trattati con PKU è al di sotto la media, ma rientra nel range di normalità. Questi risultati sono importanti perché  forniscono la prova preliminare che l'osso non sembra essere compromesso tanto quanto ipotizzato in precedenza. Inoltre mancano dati che confermino una reale correlazione tra  BMD e l’aumentato rischio di contrarre fratture.  
I risultati relativi agli altri indicatori considerati, relativi allo stato di salute ossea dei pazienti, sono risultati inconcludenti a causa del piccolo numero di studi eseguiti, dell'eterogeneità dei gruppi esaminati e dei metodi di misurazione utilizzati.

I ricercatori tengono a precisare che, nonostante sembrerebbe che l’abbassamento BMD non sia particolarmente allarmante, è necessario portare avanti delle ricerche sulla salute ossea dei pazienti affetti da fenilchetonuria, al fine di ottenere maggiori certezze su diversi aspetti, quali: l'effetto della dieta per la PKU sulle ossa, l'affidabilità dei marcatori del turnover osseo nella valutazione dello stato di salute e una stima concreta del rischio di frattura nei pazienti con PKU.

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