Francesco FioriniQuella di New York è stata solo l'ultima: Francesco Fiorini, testimonial della campagna Miles for Haemophilia, ha corso 13 maratone per dimostrare ai bambini emofilici e ai loro genitori che praticare sport e arrivare anche ad alti livelli è possibile

Bologna – Francesco Fiorini è un veterano delle maratone: quella che ha attirato l'attenzione della stampa – la maratona di New York del 2015 – era la sua tredicesima. Un curriculum da podista di tutto rispetto, che diventa quasi incredibile se si considera che Francesco, bolognese di 47 anni, è affetto da emofilia A in forma moderata.

Pratico sport da tantissimi anni, soprattutto la corsa: per me significa stare con gli altri senza sentirmi emofilico. Ho iniziato con alcune gare a livello amatoriale, poi mi sono impegnato sempre di più. Sento che lo sport ha avuto delle ripercussioni positive sul mio fisico e sul benessere generale, ha aumentato il tono muscolare e mi ha reso meno predisposto ai traumi, rischiosi per chi ha l'emofilia. Quando ero ragazzino non c'era questa predisposizione, da parte dei medici, a consigliare lo sport ai pazienti emofilici”, spiega.

“Ora, al contrario, sono io ad essere un po' restio a praticare alcune attività che i medici ritengono non pericolose: ad esempio, per un periodo ho approcciato il triathlon, ma avevo paura di farmi male in bicicletta e ho abbandonato. Quando corro, invece, non ho nessun timore: mi alleno tre o quattro volte la settimana e ho ricominciato a fare la profilassi con i nuovi farmaci, una volta ogni cinque giorni”, racconta.

Francesco è uno dei testimonial della campagna “Miles for Haemophilia: your personal best”, promossa da Pfizer con il patrocinio di FedEmo (Federazione delle Associazioni Emofilici) e Fondazione Paracelso. L'iniziativa ha l’obiettivo di aumentare la consapevolezza sull'emofilia e sostenere la pratica dello sport in sicurezza tra i pazienti, soprattutto bambini e giovani adulti.

Correre la maratona di New York, in compagnia di un gruppo di persone con emofilia, è stata una grandissima emozione. Nei mesi precedenti siamo stati preparati fisicamente e supportati dal Marathon Center del medico bresciano Gabriele Rosa, l'allenatore di maggior successo nell'atletica mondiale. Tagliare il traguardo dopo quei durissimi 42 chilometri e 195 metri – conclude Francesco – è stato il nostro modo per far capire ai bambini emofilici e ai loro genitori che oggi, nonostante la malattia, possono praticare sport e arrivare anche ad alti livelli”.

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