Lo dimostrano i risultati della sperimentazione di Fase I sul farmaco. La molecola è stata ideata da Alnylam e si basa sulla tecnica di RNA interference
Londra (REGNO UNITO) - Nota nel mondo della medicina per essere la 'malattia dei re' – ne soffriva anche il figlio della regina Vittoria d’Inghilterra, il principe Leopoldo – l’emofilia potrebbe essere ben presto declassata a 'malattia sconfitta'. Gli abbondanti sanguinamenti che la contraddistinguono saranno un giorno solo un ricordo per i pazienti che affrontano la malattia, dal momento che l’emofilia, in forza del complesso meccanismo molecolare che ne determina l’insorgenza, ben si presta ad essere il terreno di gioco di formulazioni terapeutiche innovative.
Tra gli esami sierologici che aiutano a identificare la malattia c’è la rilevazione del tempo di tromboplastina parziale (aPTT), che risulta allungato, ma un moderno filone di ricerca si è concentrato sul legame tra la riduzione dei livelli di antitrombina e l’aumento della funzionalità della trombina, una proteina chiave nei processi coagulatori. E’ proprio sulla base di questa scoperta che, grazie al perfezionamento di nuovi approcci terapeutici quali l’RNA interference (RNAi), si è potuti giungere allo sviluppo di fitusiran (ALN-AT3SC), un farmaco originariamente messo a punto da Alnylam Pharmaceuticals e testato con successo in uno studio clinico di Fase I, i cui risultati sono da poco stati pubblicati sulla prestigiosa rivista The New England Journal of Medicine.
Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori inglesi, aveva come obiettivo la valutazione della farmacocinetica e della farmacodinamica del nuovo composto, che svolge un’azione inibitoria nei confronti dell’mRNA necessario per la sintesi di antitrombina, codificato a partire dal gene SERPINC1. Lo studio, multicentrico e in aperto, aveva un disegno di tipo dose-escalation all’interno del quale è stato valutato anche il profilo di sicurezza del nuovo farmaco, che tra i diversi vantaggi riporta la possibilità di essere somministrato per via sottocutanea.
L'architettura del trial ha previsto la creazione di tre coorti di pazienti: il gruppo A, composto da 4 volontari sani che hanno ricevuto una singola iniezione del farmaco o di placebo, e i gruppi B e C, composti da un totale di 25 pazienti affetti da emofilia di tipo A o B di grado moderato o severo, che hanno ricevuto tre iniezioni sottocutanee di fitusiran una volta alla settimana (gruppo B) alle dosi di 0,015, 0,045 e 0,075 mg per Kg di peso, o tre iniezioni di fitusiran una volta al mese (gruppo C) alle dosi di 0,25, 0,45, 0,9 o 1,8 mg per Kg di peso. All’interno del gruppo C, una parte dei pazienti è stata sottoposta a un regime di somministrazione di tre iniezioni sottocutanee una volta al mese a dose fissa (80 mg).
I soggetti sono stati monitorati ad intervalli di follow-up differenziati (56 giorni per il gruppo A, 70 per il B e 112 per il C), durante i quali sono stati registrati tutti i principali effetti avversi sviluppati. Fin da subito, i risultati hanno messo in evidenza eccellenti valori di farmacocinetica, con livelli del farmaco in evidente crescita nel periodo compreso tra 2 e 6 ore dalla somministrazione e tempi di smaltimento che hanno escluso il rischio di accumulo a livello di organi e tessuti. Nei soggetti del gruppo B è stata osservata una marcata riduzione (61%) dei livelli di antitrombina rispetto ai valori iniziali. Tale tendenza è stata ancora maggiore (dal 70 all’89%) nei pazienti del gruppo C, con un intervallo di variazione a seconda della dose. Parallelamente, si è potuto osservare un aumento dei livelli di trombina.
L’aspetto della sicurezza e della tollerabilità è stato altrettanto positivo, dal momento che la maggior parte degli eventi avversi registrati hanno incluso, per lo più, reazioni locali in sede di iniezione o rialzi transitori delle transaminasi. Inoltre, non è stato osservato alcun effetto collaterale di tipo tromboembolico. Un altro aspetto molto importante è rappresentato dal fatto che nessun paziente arruolato nello studio, né con emofilia A, né con emofilia B, ha manifestato la comparsa di anticorpi inibitori in grado di neutralizzare gli effetti della terapia.
La somministrazione per via sottocutanea di fitusiran una volta al mese ha prodotto i risultati migliori, tanto che i valori di trombina associati al più cospicuo abbassamento di quelli di antitrombina sono risultati in linea con quelli evidenziabili nelle forme moderate di emofilia anziché in quelle severe. I ricercatori hanno pertanto ipotizzato che un uso prolungato di fitusiran potrebbe condurre alla conversione delle forme gravi di malattia in forme più lievi. Naturalmente, questi risultati necessitano di conferme in studi successivi, con espansione della casistica e arruolamento anche di soggetti che abbiano già sviluppato gli alloanticorpi inibitori o che siano considerati ad alto rischio di sanguinamento.
Attualmente, fitusiran è sviluppato da Alnylam in collaborazione con Sanofi Genzyme e si trova in Fase II di sperimentazione (Clicca qui per approfondimenti). Di recente, le due società hanno annunciato l'avvio del programma clinico ATLAS, che si compone di tre studi di Fase III sul farmaco e a cui parteciperanno anche diversi centri italiani (Clicca qui per approfondimenti).
Oggi, grazie a progetti come Emofilia Limiti Zero, i giovani emofilici imparano a convivere con la malattia e a superarne gli aspetti più problematici come, ad esempio, la gestione del dolore, per sentirsi meno 'diversi' dagli altri ed aumentare, così, il proprio livello di consapevolezza e sicurezza, mentre la ricerca veleggia sempre più rapidamente verso una cura efficace e duratura.
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