Prof. Angelo Corsico (Pavia): “La persone affette da questa patologia necessitano del giusto apporto calorico perché la loro muscolatura respiratoria consuma molte energie”
Tra i principi cardine di uno di stile di vita sano c’è sicuramente quello di una corretta alimentazione. Mangiare bene e nutrirsi in modo equilibrato è un’abitudine che permette di mantenere uno stato generale di benessere e salute, contribuendo alla prevenzione di diverse patologie, come ad esempio quelle cardiovascolari. Tutto ciò è vero per ognuno di noi, ma ci sono determinate categorie di persone che dovrebbero prestare un’attenzione particolare alla dieta: tra di esse anche i pazienti con deficit di alfa-1-antitripsina (DAAT), per i quali alcuni semplici accorgimenti nutrizionali possono fare la differenza in termini di qualità di vita.
A entrare più nel dettaglio di queste indicazioni è Angelo Corsico, Professore Ordinario di Pneumologia all’Università degli Studi di Pavia e Responsabile della Struttura Complessa di Pneumologia presso la Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia. Il professor Corsico ha coordinato un interessante lavoro di revisione, pubblicato sulla rivista Biomedicine & Pharmacotherapy, in cui sono stati esaminati e discussi i risultati di tre studi clinici incentrati sullo stato nutrizionale dei pazienti con DAAT, fornendo una serie di spiegazioni fisiopatologiche a supporto della raccomandazione di integrare la dieta di queste persone con alcune tipologie di alimenti.
IL PARADOSSO DELL’OBESITÁ
I pazienti con deficit di alfa-1-antitripsina possono sviluppare sostanzialmente due tipologie di problematiche: di tipo respiratorio ed epatico. Ad esempio, in alcuni individui omozigoti, ossia che hanno due copie dello stesso gene patologico, può verificarsi l’accumulo della proteina alfa-1-antitripsina (AAT), con conseguente insorgenza di patologie come la steatosi, la cirrosi o l’epatocarcinoma. Invece, sviluppa problematiche respiratorie la maggior parte di quanti abbiano un deficit grave di AAT. È necessario tener conto di questa differenza nel programmare un intervento nutrizionale e nel fornire raccomandazioni sull’apporto calorico.
“Uno dei problemi da affrontare nei pazienti che hanno una broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO) o un enfisema polmonare - sia di origine genetica, come nel caso del DAAT, che legato al fumo di sigaretta - è il cosiddetto “paradosso dell’obesità”, secondo il quale coloro che soffrono di questi disturbi e sono un po’ in sovrappeso hanno un vantaggio prognostico, correlato all’effetto dell’obesità sulla meccanica respiratoria”, spiega Corsico. In pratica, nei pazienti con BPCO o enfisema e un indice di massa corporea superiore a 25 Kg/m2 il rischio di mortalità si riduce. “Entrando nel dettaglio della meccanica del respiro - prosegue Corsico - la categoria delle persone in sovrappeso tende ad avere una minor iperinflazione polmonare, cioè a intrappolare meno aria nei polmoni, e a produrre, così, condizioni di meccanica respiratoria vantaggiose. Quindi, negli individui normopeso, o anche un po’ in sovrappeso, si osservano indici funzionali respiratori e di sopravvivenza migliori rispetto a coloro che soffrono di grave obesità o che sono malnutriti”.
“Detto ciò, l’obiettivo ideale resta comunque quello di raggiungere una massa magra ben conservata, poiché l’incremento del grasso addominale aumenta il rischio cardiovascolare”, precisa Corsico. “Viceversa, nei pazienti con DAAT un grave fattore di rischio per la sopravvivenza consiste nella perdita involontaria di peso corporeo. La malnutrizione comporta un’evoluzione verso la cachessia, vale a dire un profondo stato di deperimento associato alla perdita di massa muscolare. Questo limita le possibilità motorie dei pazienti, che si trovano perciò ad affrontare le conseguenze delle problematiche respiratorie, a rinunciare all’attività fisica necessaria per mantenersi in condizioni accettabili di salute e, in ultima analisi, a limitare la loro vita quotidiana e sociale”.
La muscolatura respiratoria delle persone con BPCO o enfisema conseguente a DAAT è sottoposta a un maggior carico di lavoro rispetto agli individui sani e ciò significa che questi pazienti, anche a riposo, consumano più calorie; perciò necessitano di un programma nutrizionale personalizzato che limiti la perdita di massa muscolare e contrasti l’aumento dei mediatori dell’infiammazione. I pazienti con DAAT dovrebbero essere sottoposti a regolari controlli per la malnutrizione nel corso di visite annuali o semestrali, e la loro dieta dovrebbe essere integrata a seconda delle necessità, per conservare una buona massa muscolare e ridurre il rischio di osteoporosi. “Le persone con insufficienza respiratoria tendono ad avere elevati valori di pressione parziale di anidride carbonica (CO2) nel sangue arterioso”, sottolinea Corsico. “A parità di apporto calorico, si è visto che alcuni alimenti determinano un minor aumento della CO2 nel sangue, e fra questi ci sono i lipidi”.
CONSIGLI PER I PAZIETI DAAT CON PROBLEMATICHE RESPIRATORIE
La nostra alimentazione si basa sulla dieta mediterranea, ricca e completa di tutti gli alimenti necessari al buon sostentamento dell’organismo, ed essa si compone principalmente di carboidrati, proteine e grassi, in diverse proporzioni. “Mantenendo valido lo schema della dieta mediterranea - prosegue Corsico - i pazienti con problematiche respiratorie come quelle legate al DAAT dovrebbero considerare un leggero sbilanciamento della dieta verso un aumento dei lipidi (fino al 50%) e una riduzione dei carboidrati (circa il 30%)”. Ma i lipidi non sono tutti dello stesso tipo e alcuni sono da preferire ad altri. “Meglio evitare i grassi saturi contenuti nel burro, nella panna o nel lardo, e preferire quelli polinsaturi e gli omega-3, che svolgono anche un’azione antinfiammatoria”, precisa il medico pavese. “Sono da preferire i grassi di origine vegetale, soprattutto quelli dell’olio extravergine d’oliva. Inoltre, si raccomanda di consumare settimanalmente fino 4 porzioni di pesce - come il salmone - che contiene anche zinco e selenio, e ridurre il consumo di carni rosse sostituendole con quelle bianche, fra cui tacchino, pollo o coniglio”.
Infatti, da suggerimento del medico, i pazienti con problemi respiratori legati al DAAT hanno bisogno anche di un buon supporto proteico, per mantenere la massa muscolare ed evitare la sarcopenia. “Si consiglia l’assunzione di proteine di origine animale come quelle contenute nel pesce, nelle carni bianche, nel latte e nei suoi derivati - che aiutano a contrastare l’osteoporosi aumentando il livello di calcio - e, infine, nelle uova”. Nella dieta non devono mancare frutta e verdura, che danno un consistente apporto di fibre e antiossidanti. “Sono raccomandate fino a 5 porzioni di frutta e verdura ogni giorno, in modo particolare kiwi, frutti rossi, peperoni, pomodori, broccoli e agrumi per l’elevato contenuto di vitamina C”, aggiunge Corsico. “Ma anche spinaci, lattuga, mais, noci e arachidi, che contengono la vitamina E. È fondamentale un buon apporto di vitamina D - che svolge un effetto antinfiammatorio e benefico per l’azione respiratoria - da raggiungere attraverso la dieta o con una supplementazione mirata. Da ridurre, invece, il consumo di sale”.
Secondo alcune tradizioni popolari un bicchiere di vino al giorno fa bene al cuore: si potrebbero spendere ore a discutere sulla veridicità di queste parole ma quanti sono affetti da BPCO ed enfisema da DAAT possono berlo senza rimorsi. Anche dal punto di vista scientifico, “un bicchiere di vino a pasto ha un effetto positivo a livello respiratorio e cardiovascolare”, precisa Corsico. “Questo perché il vino contiene polifenoli, che hanno un’attività antiossidante”. Infine un consiglio che potrà solo rallegrare. “Anche il cioccolato è ricco in fenoli e sostanze antinfiammatorie”, precisa l’esperto. “In particolare, il cioccolato crudo, cioè quello lavorato a freddo, mantiene intatti gli aspetti nutrizionali che in altri tipi di lavorazione vanno perduti, ed è pertanto molto consigliato”.
CONSIGLI PER I PAZIETI DAAT CON PROBLEMATICHE EPATICHE
Non esistono linee guida dietetiche specifiche per pazienti con DAAT e patologia epatica ad esso correlata, ma si tratta di situazioni che devono essere considerate con serietà e scrupolo da un epatologo professionista. “Il paziente si deve sottoporre ad esami ematochimici e strumentali per la valutazione della funzionalità del fegato”, puntualizza Corsico. “Detto ciò, rimane valida l’indicazione a mantenere un buon apporto calorico, riducendo lo stress ossidativo con alimenti che contengano antiossidanti come la vitamina E. Tuttavia, occorre applicare un’attenzione particolare al fegato: il contenuto di grassi e alcol deve esser necessariamente ridotto e la dieta può essere integrata con probiotici come yogurt magri, ricchi in lattobacilli e bifido-batteri che aiutano a mantenere bassi i trigliceridi e a risolvere i problemi intestinali”. Fondamentali, come già noto, sono l’esercizio fisico giornaliero e il controllo del peso corporeo.
“In presenza di una cirrosi bisogna evitare la malnutrizione, pertanto si rende obbligatorio un approccio da più lati, con l’epatologo e il dietologo che possono suggerire l’integrazione della dieta con vitamine e aminoacidi, costruendo un programma nutrizionale sulle specifiche condizioni del paziente”, conclude Corsico, ribadendo l’importanza di una presa in carico multidisciplinare anche in merito agli aspetti alimentari legati al deficit di alfa-1-antitripsina. Una corretta alimentazione è alla base del sano stile di vita che i pazienti con DAAT devono raggiungere e mantenere, e che anche l’associazione nazionale Alfa-1-AT ODV aiuta a promuovere con alcuni utili consigli.
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