Le malattie croniche sono patologie che presentano sintomi costanti nel tempo e per le quali le terapie non sono quasi mai risolutive.
L'incidenza di queste patologie, che possono essere di origini molto diverse, è molto alta. Le malattie croniche rappresentano circa l'80 per cento del carico di malattia dei sistemi sanitari nazionali europei.

Per i malati di Parkinson problemi di aderenza alla terapia e solitudine i problemi più sentiti

Sulla salute l’Italia procede a macchia di leopardo anche quando si tratta di medicina di genere, cioè di tenere in considerazione le diverse esigenze di uomini e donne. Le differenziazioni a livello locale emergono da un rapporto presentato mercoledì scorso e frutto di un’indagine conoscitiva su tre malattie degenerative condotta dalla commissione Sanità del Senato. Il documento, frutto di un anno di audizioni, ha esaminato il tumore della mammella, le malattie reumatiche croniche e la sindrome Hiv: “Ci sono degli aspetti comuni a tutte e tre le patologie - ha spiegato Antonio Tomassini, presidente della Commissione - come il poco rispetto per gli aspetti femminili nella prevenzione, e la necessità di creare reti uguali per tutti sul territorio. Ci sono troppe differenze fra le Regioni”. Oltre alle evidenze comuni ogni singola malattia ha mostrato delle criticità nelle terapie: per il tumore al seno il rapporto ha sottolineato che lo screening raggiunge buone percentuali al nord, ma si ferma sotto il 30 per cento al sud, ed è necessario che sorgano delle 'breast units' come richiesto dall'Ue. Sulle malattie reumatiche, spesso trascurate nonostante pesino per 3,2 miliardi di euro sul Servizio Sanitario Nazionale, è emersa la necessità di inserirle nel Piano Sanitario Nazionale per far loro ottenere più visibilità. Per l'Hiv, una patologia che sempre più riguarda le donne, è emersa la necessità di effettuare screening che facciano emergere quel 25 per cento di pazienti ignari di essere sieropositivi.

Anche in Sardegna, isola dove l’incidenza della sclerosi multipla (SM) è particolarmente elevata, verranno avviate delle sperimentazioni su quello che viene chiamato ‘metodo Zamboni’, dal nome dello scienziato ferrarese Paolo Zamboni. Lo ha deciso la Regione Sardegna qualche giorno fa e la notizia, data al convegno AISM (Associazione Italiana Sclerosi Multipla), è stata riportata, a firma di Ilaria Vacca, nel portale disabili.com. A guidare lo studio pilota sarà Ettore Manconi, angiologo e ricercatore dell'ateneo cagliaritano. Il progetto coinvolgerà le università sarde, le Aziende Ospedaliere, i centri cardiovascolari e le strutture dedicate alla SM.    

L’estensione dovrebbe avere come indicazione i casi in cui i pazienti hanno avuto un singolo episodio demilinizzante, che potrebbe essere il primo sintomo.


Merck Serono ha annunciato ieri di aver presentato all’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) la domanda per l’estensione dell’indicazione di Rebif, un farmaco a base di interferone beta 1 a attualmente indicato per le forme di sclerosi multipla con recidive. La richiesta fatta dalla casa farmaceutica è quella di inserire nelle indicazioni terapeutiche anche l’utilizzo nei pazienti che hanno manifestato un singolo episodio demielinizzante, segno precoce della malattia, e che sono ad alto rischio di conversione a SM.

Le prime fase dello sviluppo socio economico di un paese sono il periodo a maggior rischio

‘Geografie della salute’ significa anche iscrivere lo studio del corpo nell’ambiente in cui vive e in cui si sviluppa, a partire dal grembo materno. Significa dunque porre una maggiore attenzione ad elementi che sono ulteriori al meccanismo genetico dell’ereditarietà mendeliana, soprattutto in una fase storia in cui ad aumentare e pesare sempre di più sono le malattie non trasmissibili e non di origine infettiva. Di questo ha parlato a Spoletoscienza, la rassegna organizzata da Fondazione Sigma Tau, il prof. Mark Hanson, che ha fondato e dirige l’Istituto di Scienze dello sviluppo dell’Università di Southampton, dirige anche il Dipartimento sviluppo e origini della salute e della malattia della facoltà di Medicina della stessa università e insegna Scienze cardiovascolari alla British Heart Foundation. Le sue ricerche riguardano diversi aspetti dello sviluppo e della salute, che vanno da quanto l’ambiente può influire sul rischio di malattie croniche – come le malattie cardiache, il diabete e l’obesità – durante il nostro sviluppo (prima e dopo la nascita), agli studi sulle popolazioni finalizzati all’individuazione precoce dei rischi per poter intervenire tempestivamente a livello di prevenzione.

La combinazione era stata sperimentata solo sugli animali, ora riguarderà soggetti sani. I centri che faranno la sperimentazione sono a Modena, Monza e Roma.

Il Centro Nazionale AIDS dell’Istituto Superiore di Sanità avvia la prima fase del programma di sperimentazione clinica del vaccino preventivo dell’infezione da HIV (studio ISS P-002) basato su un vaccino che associa alla proteina Tat, che è già in fase avanzata di sperimentazione in studi clinici terapeutici di Fase II in Italia e Sud Africa, la proteina Env fornita da Novartis nell’ambito di una collaborazione nel progetto europeo AVIP.

Sono i risultati di uno studio condotto all’Oncologia Pediatrica del Policlinico Gemelli

Prima della chirurgia, del trattamento chemioterapico e della radioterapia, nei bambini affetti da tumore cerebrale è fondamentale un esame neuropsicologico al fine di individuare precocemente deficit cognitivi e pianificare tempestivamente interventi riabilitativi personalizzati. È quanto emerge da uno studio condotto dalle dottoresse Laura Iuvone e Laura Peruzzi, dell’Unità Operativa di Oncologia Pediatrica del Policlinico universitario “Agostino Gemelli” di Roma, coordinato dal direttore dell’UO prof. Riccardo Riccardi, che ha preso in esame 83 bambini colpiti da tumore cerebrale con un’età media di circa 8 anni. La ricerca è stata recentemente pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Neuro-Oncology.

Il farmaco è a somministrazione orale, in Inghilterra è l’opzione di prima linea

Ogni anno circa 8200 persone devono affrontare una diagnosi di carcinoma renale, neoplasia che rappresenta un 2-3 per cento di tutti i casi di tumore, con una tendenza però all’aumento. Per loro è appena arrivata anche in Italia una terapia innovativa, si tratta del Pazopanib di Glaxo (GSK), un antiangiogenico orale che da pochissimo inserito nel nel Registro farmaci oncologici di AIFA. I primi riscontri degli studi di fase due e tre vennero presentati due anni fa all’ASCO di Chicago, suscitando l’interesse della comunità oncologica mondiale. Ora il nuovo farmaco ha concluso l’iter di approvazione con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale ed è disponibile anche in Italia.

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