Uno studio scientifico dimostra che un legume, la mucuna pruriens, può migliorare le condizioni dei pazienti con malattia di Parkinson perché ricco di levodopa, la sostanza più usata nella terapia di questa patologia.

Un legume, la mucuna pruriens, è in grado di attenuare i sintomi della malattia di Parkinson, proprio come fa il farmaco oggi più diffuso, la levodopa: è una delle novità affrontate nel convegno “Parkinson oggi” organizzato dall’Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP) sabato 26 novembre alle ore 9.30 presso l'Azienda Socio Sanitaria Territoriale “Gaetano Pini – CTO” di Milano (Aula Bajardi, via Bignami 1 – Milano). Tra gli altri argomenti trattati vi è anche uno studio per utilizzare le cellule staminali come veri e propri farmaci che prolunghino la vita dei neuroni dei pazienti e rallentino così la malattia.

L’evento è rivolto ai pazienti e ai loro familiari e si svolge proprio in occasione della Giornata nazionale del Parkinson. Il convegno sarà anche l’occasione per lanciare il progetto di una rete territoriale per la malattia di Parkinson in Lombardia, regione dove al momento questo strumento non è ancora presente.
 
Gianni Pezzoli, presidente dell’Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP) e direttore del Centro per la malattia di Parkinson e i disturbi del movimento dell'Azienda socio-sanitaria territoriale “Pini – CTO”, sottolinea: “E’ importante ricercare sempre nuove strade per affrontare la malattia di Parkinson e tenere sempre aggiornati i pazienti e le loro famiglie su quanto si sta facendo nel modo della ricerca e della clinica. Si tratta, infatti, di una patologia dall’impatto sociale molto elevato perché il suo esordio avviene mediamente ancora in età lavorativa e la sopravvivenza media è pari a 17-18 anni, con un livello di disabilità importante che sopraggiunge mediamente dopo dieci-quindici anni di malattia e che richiede assistenza da parte di un parente o comunque di un caregiver. Per paragonare il suo decorso e costo sociale con quello di una patologia altrettanto nota e grave, si pensi che la malattia di Alzheimer ha un esordio mediamente più tardivo, intorno ai 65 anni, e quindi una durata inferiore”.
Lo studio, condotto in Bolivia da ricercatori del Centro per la malattia di Parkinson e i disturbi del movimento del “Pini – CTO” di Milano, ha misurato i miglioramenti nella mobilità dei pazienti che assumono mucuna pruriens, un legume che naturalmente contiene un’elevata dose di levodopa, la sostanza più comunemente utilizzata per attenuare i sintomi della malattia di Parkinson.
La lavorazione dei frutti della pianta per questo uso è semplice: sono saltati in padella, triturati e somministrati ai pazienti. Nello specifico la varietà della pianta coltivata in questo Paese ha un contenuto di levodopa pari al 5,7% del suo peso.

Nel corso dello studio i ricercatori hanno valutato le capacità di movimento dei pazienti dopo 90 e 180 minuti dall’assunzione della mucuna e hanno misurato quanto impiegava per fare effetto e quanto durava la sua azione positiva.
I risultati più rilevanti sono stati riscontrati somministrando una quantità di mucuna contenente levodopa in misura 5 volte superiore a quella normalmente impiegata nei farmaci: la capacità di muoversi dei pazienti trattati in questo modo era superiore a quella di coloro che avevano assunto i tradizionali farmaci, sia dopo 90 sia dopo 180 minuti, e la mucuna risultava essere efficace prima e più a lungo. Inoltre, la sostanza era tollerata dai pazienti meglio dei farmaci. Lo studio ha anche misurato che una dose inferiore di mucuna, pari a un contenuto di levopa di 3,5 volte quello dei comuni farmaci, sortisce gli stessi effetti delle terapie farmacologiche oggi diffuse, anche se con minori effetti non desiderati.
 
Gianni Pezzoli, ha ancora precisato: “L’impiego della mucuna pruriens deve essere inteso come un’importante opportunità per trattare i pazienti con malattia di Parkinson in quei Paesi in cui le terapie farmacologiche risultino troppo costose per i sistemi sanitari nazionali e per i malati stessi. Va ricordato, invece, che in Italia, dove le terapie farmacologiche tradizionali sono disponibili gratuitamente grazie al Servizio Sanitario Nazionale (SSN), non è necessario indirizzare i pazienti verso questo tipo di terapia”.
 
La ricerca sulla mucuna pruriens è uno degli studi scientifici finalisti del premio internazionale della Fondazione Barilla Center for food and nutrition per giovani studenti e ricercatori, provenienti da tutto il mondo, con l’obiettivo di premiare le migliori idee su cibo e sostenibilità.

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