Il neuroblastoma è una malattia maligna rara e colpisce soprattutto i neonati e i bambini molto piccoli. I tumori si sviluppano prevalentemente nel tessuto midollare surrenale e la sua presentazione più comune è quella di una massa addominale. Circa il 50% dei pazienti presenta metastasi al momento della diagnosi. Il gruppo ad alto rischio è caratterizzato da metastasi e altre caratteristiche che aumentano il rischio di un esito sfavorevole. I pazienti ad alto rischio hanno una sopravvivenza a cinque anni, libera da eventi, inferiore al 50%.
L’acido retinoico ha dimostrato di inibire la crescita di cellule di neuroblastoma umano ed è stato considerato come un potenziale candidato per migliorare la prognosi di pazienti con neuroblastoma ad alto rischio.
Un gruppo di studiosi dell’Università di Colonia, come risulta da un articolo pubblicato sulla rivista The Cochrane Database of Systematic Reviews, ha indagato la letteratura medica alla ricerca di studi randomizzati controllati che valutassero l’efficacia e gli eventi avversi dell’acido retinoico dopo la terapia di consolidamento con chemioterapia ad alte dosi per i pazienti con neuroblastoma ad alto rischio sottoposti a trapianto di midollo osseo, rispetto al placebo o a nessun ulteriore trattamento.
I ricercatori tedeschi hanno identificato un solo studio, del 1990. La differenza nella sopravvivenza generale e nella sopravvivenza libera da eventi, fra le due alternative di trattamento, non era statisticamente significativa. Lo studio ha anche riferito i tassi di sopravvivenza complessivi a cinque anni: 59% per il gruppo acido retinoico e 41% per il gruppo senza ulteriori trattamenti.
Dal 1990, però, molti cambiamenti si sono verificati. Pertanto – concludono gli autori – sulla base delle evidenze attualmente disponibili, resta l’incertezza sugli effetti dell’acido retinoico nei pazienti con neuroblastoma ad alto rischio. Ricerche più approfondite sono necessarie per una conclusione definitiva.
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