Il farmaco potenzia l’attività delle cellule immunitarie ma non ha dato conferma di efficacia nei pazienti con mutazione KRAS

E’ stato terminata la sperimentazione per la valutazione di sicurezza ed efficacia della lenalidomide nel trattamento del carcinoma colorettale metastatico con mutazione KRAS, in monoterapia o in combinazione con cetuximab, un anticorpo monoclonale. Questi gli esiti: l’immunomodulazione è ben tollerata e contribuisce alla circolazione di cellule immunitarie nei pazienti, tuttavia i risultati raccolti sono stati limitati e non è ancora possibile giungere a conclusioni riguardo la sicurezza della terapia. Lo studio, multicentrico e open-label, ha coinvolto numerosi team di ricerca internazionali, tra cui anche gli italiani dell’Oncologia Falck dell’A.O. di Niguarda-Milano, l’A.O. Universitaria San Martino di Genova e l’A.O. Universitaria Riuniti Umberto I di Ancona.


La lenalidomide è un farmaco approvato per il mieloma multiplo, di cui molti studi clinici hanno recentemente dimostrato l’efficacia: rallenta la progressione della malattia e migliora la sopravvivenza, in pazienti già sottoposti a precenti cicli terapeutici o di nuova diagnosi. Tanto che il farmaco è oggi oggetto di studio per il trattamento anche di altre neoplasie. Per il carcinoma del colon-retto, dati di laboratorio ottenuti su modello animale hanno messo in luce una potenziale influenza del farmaco immunomodulatore nello stimolare la risposta immunitaria mediata dalle cellule T, monociti, cellule B e cellule NK. Il 40% dei carcinomi metastatici del colon-retto (CMC), il terzo tipo di neoplasia più diffuso in Italia con 35 mila nuovi casi l’anno, è caratterizzato della mutazione nel gene KRAS, un’anomalia che ne determina maggiore aggressività e rapida progressione. Per questi casi le terapie definite dalle linee guida del National Comprehensive Cancer Network non risultano efficaci e, in caso di recidiva, l’unica opzione sono le cure palliative. In studi pre-clinici, la somministrazione di lenalidomide ha indotto la distruzione delle cellule tumorali in topi con cancro coloretale, indipendentemente dalle caratteristiche molecolari della malattia. Sulla base di questi dati preliminari, è stato a messo a punto questo studio, per verificare l’ipotesi che lenalidomide potesse aggirare la resistenza ai farmaci scandita dalla mutazione di KRAS.

I risultati raccolti, su un totale di 51 pazienti – in monoterapia con lenalidomide o in terapia compinata con lenalidomide e cetuximab - non hanno però confermato questo presupposto, seppure siano stati utili per chiarire maggiormente la tollerabilità alla terapia con l’immunomodulatore e abbiano fornito prime dimostrazioni di sicurezza nei pazienti colpiti da questa forma tumorale. Sebbene l’azione della lenalidomide sia stata definita ‘clinicamente non significativa sui pazienti con mutazione di KRAS’, questi dati danno la riprova che la molecola, in combinazione con l’anticorpo monoclonale, svolge un ruolo stimolante sul sistema immunitario (in particolare, le cellule T) anche nei casi di tumore del colon-retto.
La sperimentazione, conclusasi anticipatamente, è pubblicata su PlosONE.


 

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