Si tratta della prima e unica target therapy per IDH1 autorizzata in Europa
Roma – La Commissione Europea (CE) ha approvato ivosidenib in compresse come terapia mirata in due indicazioni: in associazione con azacitidina per il trattamento di pazienti adulti con leucemia mieloide acuta (LMA) di nuova diagnosi con una mutazione dell'isocitrato deidrogenasi-1 (IDH1) che non sono idonei a ricevere la chemioterapia di induzione standard, e in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con colangiocarcinoma (CCA) localmente avanzato o metastatico con una mutazione di IDH1 che sono stati precedentemente trattati con almeno una linea di terapia sistemica.
Ivosidenib è il primo e unico inibitore di IDH1 approvato in Europa. Ha ricevuto la designazione di farmaco orfano, riconoscendo il significativo beneficio apportato ai pazienti da ivosidenib rispetto alle terapie disponibili sia per il CCA che per la LMA.
La LMA è un tumore del sangue e del midollo osseo caratterizzato da una rapida progressione della malattia. È la leucemia acuta più comune negli adulti e colpisce 5 persone su 100.000 in Europa, cioè più di 20.000 persone ogni anno. Il tasso di sopravvivenza a due anni dei pazienti con LMA di 75 anni è inferiore al 10%.
L'approvazione da parte della Commissione Europea per la LMA si basa sui dati del trial AGILE, uno studio clinico globale di Fase III, multicentrico, in doppio cieco, randomizzato e controllato con placebo, pubblicato sulla rivista New England Journal of Medicine. I risultati hanno dimostrato un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza libera da eventi (EFS) e della sopravvivenza globale (OS) nei pazienti con LMA, non elegibili a chemioterapia target, trattati con ivosidenib in associazione con azacitidina rispetto ad azacitidina più placebo. La OS mediana per ivosidenib+azacitidina e placebo+azacitidina è stata rispettivamente di 24,0 e 7,9 mesi. Oltre all'endpoint primario di EFS, lo studio ha raggiunto tutti i principali endpoint secondari, tra cui il tasso di remissione completa (CR), la OS e il tasso di remissione completa con recupero ematologico parziale (CRh), nonché il tasso di risposta obiettiva (ORR). Questi risultati dimostrano che ivosidenib in associazione con azacitidina è un'opzione di trattamento combinata efficace per i pazienti con nuova diagnosi di LMA che presenta IDH1 mutato non elegibili a chemioterapia standard. Le reazioni avverse più comuni sono state vomito, neutropenia, trombocitopenia, prolungamento del QT dell'elettrocardiogramma e insonnia.
Il CCA è un tumore raro e aggressivo dei dotti biliari del fegato, spesso legato a una storia medica come la cirrosi o un'infezione epatica. Il colangiocarcinoma colpisce 1-3 persone su 100.000 in Europa, con circa 10.000 nuovi casi ogni anno. Il tasso di sopravvivenza a cinque anni è del 9%, ma dello 0% in caso di metastasi. Soltanto la chirurgia si è dimostrata in grado di curare i pazienti, ma il trattamento è possibile solo per un numero limitato di pazienti e il rischio di recidiva rimane elevato. La chemioterapia e l'immunoterapia sono le terapie standard per i pazienti con CCA che non possono essere sottoposti a intervento chirurgico o la cui malattia è progredita dopo l'intervento.
L'approvazione della Commissione Europea per il CCA è supportata dai dati del trial ClarIDHy, il primo e unico studio randomizzato di Fase III per il CCA IDH1-mutato precedentemente trattato. I risultati della sperimentazione hanno dimostrato un miglioramento statisticamente significativo dell'endpoint primario della sopravvivenza libera da progressione (PFS) da parte di un comitato di revisione indipendente. La PFS mediana per ivosidenib e placebo è stata rispettivamente di 2,7 e 1,4 mesi. Il 32% e il 22% dei pazienti randomizzati a ivosidenib sono rimasti liberi da progressione o morte a 6 e 12 mesi rispettivamente, contro nessuno nel braccio placebo. Le reazioni avverse più comuni sono state affaticamento, nausea, dolore addominale, diarrea, diminuzione dell'appetito, ascite, vomito, anemia e eruzione cutanea.
"Le mutazioni di IDH1 sono i principali fattori di progressione di malattia nella leucemia mieloide acuta e nel colangiocarcinoma, patologie che spesso vengono diagnosticate in fase avanzata e quindi bisognose di un'opzione terapeutica mirata. Lo sviluppo di nuove terapie come ivosidenib, con un meccanismo d’azione diverso dai chemioterapici tradizionali, offre ai pazienti nuove opzioni terapeutiche in grado di aumentare l'aspettativa e la qualità di vita", ha dichiarato Philippe Gonnard, Executive Vice President, Global Product Strategy di Servier.
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