L'IRDiRC ha pubblicato un documento, ora aperto a commenti e suggerimenti, che verrà discusso all'imminente workshop di Londra
PARIGI – Il Consorzio Internazionale per la Ricerca sulle Malattie Rare (IRDiRC) è stato istituito per coordinare gli sforzi della ricerca in questo campo, ottimizzare le scarse risorse, e per fornire ai pazienti delle terapie efficaci nel più breve tempo possibile.
Per raggiungere questi obiettivi, nel maggio 2015 il Comitato Esecutivo dell'IRDiRC ha deciso di costituire una task force che si occupa delle sperimentazioni cliniche nei piccoli gruppi nel campo delle malattie rare, composta da esperti, rappresentanti delle aziende farmaceutiche e delle agenzie per la valutazione dei medicinali.
In questi giorni la task force ha rilasciato un documento, aperto a commenti e suggerimenti, allo scopo di preparare la discussione in vista del workshop, organizzato in collaborazione con l'Agenzia europea per i medicinali (EMA), che si terrà a Londra nel primo trimestre di quest'anno.
La ricerca clinica e la sperimentazione sulle malattie rare devono affrontare evidenti ostacoli: una prevalenza delle patologie estremamente bassa, popolazioni di pazienti piccole ed eterogenee, la difficoltà nel reclutare questi pazienti, la gravità della malattia, la scarsa conoscenza della sua storia naturale e gli elevati tassi di abbandono durante i processi di ricerca e sviluppo.
I tradizionali studi randomizzati controllati sono difficili da condurre in piccole popolazioni, a causa della difficoltà di creare gruppi omogenei e di valutare in modo adeguato i cambiamenti tra le variabili dei gruppi. Pertanto c'è la necessità di sviluppare nuovi disegni di studi controllati, rigorosi e con un buon rapporto costo-efficacia, e dei metodi di analisi adatti a valutare l'efficacia del trattamento in popolazioni piccole ed eterogenee. Questo tema è stato identificato dal comitato scientifico dell'IRDiRC come un punto focale.
L'Agenzia europea per i medicinali (EMA), nelle sue linee guida sulle sperimentazioni nelle malattie rare, afferma infatti che non esistono metodi specifici per i piccoli gruppi che non possano essere applicati anche ai grandi studi. È vero anche il contrario, e ciò porta all'impossibilità di avere dei requisiti di dimensione del campione per condurre una sperimentazione nelle malattie rare. Alcuni studi hanno evidenziato che per i nuovi prodotti che sono entrati nella fase III dal 1 gennaio 2000, le sperimentazioni sui farmaci orfani hanno arruolato una media di 731 pazienti, rispetto ai 3.540 di quelle sui farmaci non orfani.
Un'altra sfida notevole è l'identificazione e il reclutamento dei pazienti: la loro dispersione geografica richiede una collaborazione multicentrica e multinazionale, un fatto che comporta l'introduzione di ulteriori ostacoli normativi e di finanziamento. Per le malattie rare più gravi, i viaggi verso i centri di ricerca possono essere impossibili.
Alcune soluzioni propongono il monitoraggio remoto dei pazienti, con la creazione di centri comunitari per includere i pazienti in studi ai quali altrimenti non sarebbero stati in grado di accedere. Un reclutamento efficace spesso si ottiene attraverso la partnership con le organizzazioni dei pazienti, quando disponibili, e con l'uso di registri e centri di eccellenza.
Allo stato attuale, in Europa, sono stati individuati 641 registri di varia qualità sulle malattie rare, dei quali la maggior parte sono nazionali, 40 a livello europeo e 74 globali. I registri specifici di malattia che soddisfano gli standard di qualità hanno dimostrato di contribuire al livello delle sperimentazioni. La struttura e la progettazione di studi di storia naturale, inoltre, sono fondamentali per acquisire informazioni cliniche in modo efficiente e per determinare la sicurezza e l'efficacia di un farmaco.
La grande variazione nella gravità, stadio, irreversibilità ed età di insorgenza delle malattie conduce ad una gamma molto ampia per molte misure di efficacia, il che rende difficile rilevare clinicamente significative variazioni della stessa. La frequente complessità nelle manifestazioni della malattia in diversi apparati del corpo, infine, richiede più di un endpoint clinico per poter valutare in modo adeguato un trattamento efficace.
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