La scoperta giunge da uno studio islandese
Dopo che su Nature, l'11 luglio scorso, è stato pubblicato uno studio islandese che ha scoperto una rara mutazione genetica che protegge una minoranza di persone contro la malattia di Alzheimer, la stampa di lingua inglese parla di nuove speranze per il trattamento di questa malattia.
In verità gli scienziati hanno individuato la mutazione in circa l'1 per cento dei 1.795 islandesi che hanno partecipato a uno studio e ritengono che questi avrebbero una probabilità del 47 per cento in più di raggiungere l'età di 85 anni rispetto alla maggior parte delle persone che non hanno la mutazione.
Studi su pazienti affetti da Alzheimer hanno rivelato l'accumulo di "placche" di proteine nel cervello, che si pensa uccidano le cellule cerebrali. Le placche sono principalmente costituite da peptidi beta-amiloidi, che si producono quando una sostanza chiamata amiloide-beta proteina precursore (APP) è suddivisa dai cosiddetti enzimi BACE.
La mutazione scoperta dal gruppo islandese ha l'effetto di dimezzare la quantità di peptide beta-amiloide prodotta quando APP viene suddivisa. Questo sembra permettere al cervello di invecchiare senza le conseguenze osservate nei pazienti di Alzheimer.
Da ciò si sostiene che i farmaci in sviluppo chiamati inibitori BACE, che interferiscono con la ripartizione delle APP, potrebbero essere usati come trattamento precoce per la malattia di Alzheimer ed anche contro il normale declino cognitivo negli anziani.
Altri sono più cauti, ritenendo che lo sviluppo del morbo di Alzheimer può essere collegato a una combinazione di più fattori genetici e di stili di vita, per cui c’è ancora molto da imparare su quello che accade nel cervello, ma questa ricerca offre una visione nuova in un gene che già si sa è legato alla malattia.
Seguici sui Social