Il 10 per cento in dialisi peritoneale, tutti gli altri in emodialisi

Il numero di pazienti italiani in dialisi stimato dal Censis ammonta a 42 mila, dato destinato ad aumentare considerevolmente a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e della migliore sopravvivenza di pazienti con malattie cardiovascolari che possono causare insufficienza renale cronica.
Anche il numero dei trapiantati di rene, 17.226 nel 2005, sta aumentando sensibilmente. Ne discutono in questi giorni i 10 mila specialisti coinvolti nel congresso della European Renal Association e della European Dialysis and Transplantation Association (Era-Edta) 2012 di Parigi.

Di grande importanza sono i dati relativi ai dializzati italiani, che evidenziamo come circa 9 pazienti su 10 abbiano bisogno di trattamenti di dialisi extracorporea, mentre è di poco superiore al 10% la quota di pazienti che riceve la dialisi peritoneale.
La dialisi, che si rende necessaria quando la funzionalità renale residua arriva al 20 per cento, sostituisce artificialmente parte dell'attività renale normale, rimuovendo i liquidi e le sostanze in eccesso dal corpo. Tutti i trattamenti dialitici necessitano di una via d'accesso-addominale o endovenosa, e tutti i diversi trattamenti presentano comunque un rischio d'infezione. Con l'emodialisi il sangue viene pompato fuori dal corpo in un filtro esterno e successivamente rimesso in circolo. L'emodialisi convenzionale comporta una seduta di 4 ore, tre volte a settimana e richiede che il paziente si rechi in ospedale a eseguire il trattamento.

Nella dialisi peritoneale, invece, la soluzione dialitica, che rimuove le tossine e i fluidi in eccesso, è infusa nella cavità addominale mediante un catetere. La cavità è circondata da una membrana attraverso la quale i prodotti di scarto e i liquidi vengono raccolti nella soluzione dialitica. La soluzione utilizzata è drenata dall'addome ed eliminata più volte durante il giorno o la notte in modo graduale e continuativo. Questo tipo di dialisi viene effettuata a domicilio, con grande risparmio economico e miglioramento in termini di qualità della vita.

Secondo la Società italiana di nefrologia sono 954 in Italia le strutture sanitarie che erogano trattamenti dialitici, ammontano a 12.995 i posti dialisi e sono 2.782 i posti letto autonomi di nefrologia, per un numero di posti dialisi per milione di abitanti pari a 221,2 e di posti letto autonomi di nefrologia pari a 49,3 per milione di abitanti. La distribuzione delle strutture sul territorio nazionale è variabile. Circa il 50 per cento delle strutture e posti letto dialisi è presente nelle Regioni del Sud, e la maggior parte di essi sono collocati nel settore privato; secondo nell'offerta è il Nord Ovest con il 20,3 per cento delle strutture e il 19,6 per cento dei posti dialisi, collocati per il 91,7 per cento presso il settore pubblico; segue il Centro , con il 18,7 per cento delle strutture e il 19,2 per cento dei posti dialisi, collocati per il 74,9 per cento presso il settore pubblico; per ultimo il Nord Est, con il 13,8 per cento sia delle strutture che dei posti dialisi, collocati per il 98,6 per cento presso il settore pubblico.

 

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