La dott.ssa Loredana Petrone: “Durante il lockdown alcuni pazienti si sono sentiti protetti, altri hanno perso le esperienze di socialità positiva”
In occasione della Giornata Internazionale della Dermatite Atopica, Osservatorio Malattie Rare, con il patrocinio di SIDeMaST (Società Italiana di Dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle Malattie Sessualmente Trasmesse) e di ANDeA (Associazione Nazionale Dermatite Atopica), ha promosso il webinar “Dermatite atopica, tra rischio Covid e necessità di cure. Strategie per la fase II”, organizzato con il contributo non condizionato di Sanofi Genzyme. Per le persone con malattie della pelle, il bullismo e l’isolamento sociale causato dal SARS-CoV-2 hanno importanti risvolti sulla qualità della vita: Loredana Petrone, psicologa e psicoterapeuta presso l’Università “Sapienza” di Roma, ne ha parlato durante l’incontro.
Come spiegato dalla dott.ssa Petrone, la pelle è il luogo privilegiato dalla somatizzazione ed è un organo espressivo delle nostre emozioni, ad esempio attraverso il rossore e il pallore. Ed è proprio la pelle che manifesta i sintomi della dermatite atopica: chiazze rosse e cute secca e pruriginosa, ma anche vescicole, abrasioni, crosticine. Le zone colpite sono spesso quelle più esposte e questo è causa, specialmente tra bambini e adolescenti, di episodi di bullismo. “Il termine bullismo - chiarisce la psicologa - si riferisce ad un’oppressione fisica e psicologica che deve avere delle caratteristiche precise: deve essere ripetuta nel tempo, deve avere una continuità, deve essere intenzionale e ci deve essere una relazione di tipo asimmetrico, cioè un più forte che agisce un comportamento prevaricante su un più debole. Il bullo mira deliberatamente a ferire, offendere, arrecare danno o disagio. Le persone che subiscono questa situazione ricevono delle ferite continue al loro ego, che viene continuamente destabilizzato, per cui, nel tempo, mancheranno di fiducia e autostima, fondamentali nella sfera relazionale”.
Il bullismo può essere diretto o indiretto. Si definisce diretto quando è fisico (ad esempio un’aggressione) o verbale (basato su insulti o maldicenze); è invece indiretto quando si configura come isolamento sociale, perché la persona viene considerata repellente per il suo aspetto o per via di calunnie, dicerie e di episodi di cyberbullismo. “Sono tre le categorie di persone che prendono parte a questi comportamenti prevaricanti: i bulli, che agiscono con comportamenti violenti; le vittime, che sono coloro che subiscono; gli spettatori, che non prendono attivamente parte alle prevaricazioni ma assistono”, prosegue Petrone.
Le persone affette da dermatite atopica possono vivere una situazione invalidante già a causa della malattia, e l’atto di bullismo aumenta ancora di più il loro disagio psicologico. “Il lockdown, in questi pazienti, ha determinato una duplice reazione”, sottolinea Petrone. “Alcuni si sono sentiti protetti, in quanto ‘confinati’ in una zona di comfort; altri, invece, nonostante le prevaricazioni che vivevano a scuola, hanno perso anche le altre esperienze di socialità positiva, con una maggior sensazione di isolamento ed esasperazione. Oltre al supporto offerto tramite la telemedicina e gli sportelli di aiuto in ambito psicologico – conclude la dottoressa – spero che un grosso spazio venga accordato alla prevenzione primaria, intesa come corretta informazione ed educazione da dare a tutti all’interno dell’ambiente scuola. Ognuno di noi ha una responsabilità in tal senso”.
Clicca QUI per guardare il video completo del webinar "Dermatite atopica, tra rischio Covid e necessità di cure. Strategie per la fase II".
Seguici sui Social