Madrid (SPAGNA) - Emodialisi espansa (HDx) e tele-dialisi. Sono queste le principali novità che Baxter ha presentato in occasione del 54° congresso internazionale della società europea di dialisi e trapianto (ERA-EDTA), svoltosi a Madrid, in Spagna, dal 3 al 6 giugno scorsi. Nuovi dati e risultati di studio, illustrati in 17 diversi abstract, confermano la leadership dell’azienda americana nel campo della nefrologia.

Sul fronte dell’emodialisi, gli studi presentati hanno dimostrato l’efficacia del filtro Theranova nella rimozione delle molecole più grandi, mimando al meglio la funzionalità renale e portando avanti, di fatto, l’HDx rispetto alla più classica emodiafiltrazione (HDF). L’emodialisi espansa (HDx), disponibile dal 2016 in Europa e da quest’anno anche in Italia, è indicata per il trattamento dell’insufficienza renale cronica e acuta. Le persone che non hanno un buon funzionamento renale, infatti, non sono capaci di eliminare efficacemente tutte le sostanze pericolose che circolano nel sangue. Inoltre, i sistemi in commercio riescono a filtrare solo le molecole piccole, come l’urea, o quelle di medie dimensioni.

Lo studio presentato al congresso sul nuovo filtro Theranova ha portato in evidenza i dati di confronto tra pazienti sottoposti ad HDx e altri in terapia HDF, mostrando che le molecole di urea, creatinina, beta 2-m e mioglobina presenti nel sangue (responsabili di fatto dell’insufficienza renale) possono essere completamente rimosse grazie al filtro HDx. Lo stesso risultato con la terapia HDF si otterrebbe, secondo lo studio, dopo un trattamento molto esteso nel tempo, e non sempre con gli stessi risultati.  

Sul fronte della dialisi peritoneale, invece, i maggiori risultati in termini di accesso e aderenza alla terapia arrivano dall’utilizzo della metodica automatizzata (APD) accompagnata dalla nuova tecnologia Sharesource, che permette l’esecuzione, il monitoraggio e il controllo della terapia attraverso il tele-monitoraggio. I dati attuali dicono che una ridotta aderenza alla terapia, pari al 10%, è associata  a risultati clinici negativi che possono comportare anche complicanze gravi, come le peritoniti. Secondo lo studio presentato dall’azienda, una migliore aderenza alla terapia, possibile oggi grazie all’innovazione tecnologica per la gestione da remoto del paziente, oltre che ad una miglior salute e qualità di vita del paziente, è in grado anche di assicurare un guadagno di tempo da parte del personale infermieristico e specialistico pari al 35%, che può essere investito in una maggior attenzione ad altri aspetti di cura e assistenza di pazienti in terapia. Una facilitazione che si traduce positivamente anche in termini di accesso alla terapia.

In Italia, la metodica APD con tecnologia Sharesource è disponibile dal 2016. Recentemente, è stato presentato e approvato in Friuli Venezia Giulia un progetto di sperimentazione gestionale per la dialisi peritoneale domiciliare, con l’obiettivo di aumentare le possibilità di accesso ai trattamenti dialitici peritoneali, migliorare la qualità della vita del paziente, nonché valutare economicamente il percorso in termini di sicurezza, miglioramento delle cure e sostenibilità per il SSR, utilizzando nuove forme di aggregazione e strumenti di monitoraggio da remoto che possano supportare un’efficace operatività anche ai fini della gestione di una malattia in forma cronica.

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